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Tutti i documenti->Consultazione tesi->Area Critica->2003-2004->
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L'infermiere come risorsa nell'abbattimento del tempo di riperfusione miocardica nella Sindrome Coronarica Acuta (progetto organizzativo per un percorso terapeutico, intraospedaliero, nella gestione della S.C.A.)
DAPRILE Anita_slides.ppt
DAPRILE Anita_tesi.wri
D'APRILE Anita
0 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
Area Critica
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Sheiban Prof.
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
anita270380@yahoo.it
Abstract:
Il tema trattato in questo lavoro riguarda principalmente gli aspetti relativi alla gestione del paziente che presenta una sindrome coronarica acuta (SCA) ad alto rischio gravata da prognosi peggiore. Nella trattazione dei vari aspetti concernenti la SCA si è voluta privilegiare la sequenzialità dei concetti espressi al fine di rendere l’esposizione più chiara. Prima di tutto vengono fornite le nozioni basilari: fisiologia del circolo coronarico, meccanismi di ischemia e classificazione dei vari tipi di sindrome coronarica acuta. Nel terzo capitolo è analizzato più nel dettaglio l’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST. L’angina instabile e l’infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST (definito come infarto non Q) sono gli argomenti descritti nel quarto capitolo, in questa sezione viene messa in evidenza l’importanza della stratificazione del rischio mediante il ricorso alla procedura del “Timi Risk Score”. Successivamente, nel quinto capitolo sono descritti i due principali metodi di riperfusione miocardica: fibrinolisi e angioplastica. All’importanza della riduzione del tempo che intercorre dalla comparsa dei sintomi al momento della riperfusione, è dedicato il sesto capitolo. Infine, nell’ultimo capitolo vengono chiariti i punti chiave del progetto organizzativo che è alla base di questo studio. Si analizzano quindi, gli obiettivi, le finalità, le strategie e i vantaggi che ne deriverebbero dalla sua attuazione.
La comunicazione con la persona sordomuta nel servizio d'emergenza: difficoltà e possibili strategie di supporto
DE GREGORIO Sabrina_slides.zip
DE GREGORIO Sabrina_tesi.zip
DE GREGORIO Sabrina
5199 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
Area Critica
Università:
Università degli Studi di Torino - Polo didattico San Luigi Gonzaga - Orbassano
Relatore:
Serra Ignazio
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
Abstract:
Le persone sorde classificate come sordomute in Italia sono circa 92.000, mentre in Piemonte sono circa 4.000.
Si è condotto uno studio per approfondire la conoscenza della sordità e contestualizzarlo in ambito ospedaliero. In particolare si è scelto il pronto soccorso in quanto il problema comunicativo tra sordi ed udenti diventa imponente quando è necessario comunicare per ottenere delle informazioni precise sullo stato di salute della persona da assistere.
OBIETTIVI
La ricerca ha come obiettivi principali la verifica dell’esistenza reale delle difficoltà di comunicazione tra pazienti sordi ed infermieri udenti e in caso positivo quali sono i metodi di comunicazione utilizzati e quali i sordi vorrebbero si utilizzassero.
MATERIALI E METODI
Per raggiungere gli obiettivi prefissati è stata effettuata una ricerca tramite questionario.
Si sono intervistati due gruppi di popolazione: gli infermieri che lavorano presso il pronto soccorso e i sordi.
Per quanto riguarda gli infermieri la scelta si è orientata su quelli che lavorano negli ospedali Molinette, Maria Vittoria, CTO piccoli traumi e San Luigi. I sordi invece sono stati scelti tra quelli che erano presenti agli incontri facoltativi nella sede ENS (Ente Nazionale Sordomuti).
Il questionario destinato agli infermieri è stato testato su un gruppo di 10 appartenenti alle Molinette prima della distribuzione.
Per il questionario destinato ai sordi sono state necessarie due versioni di testing prima dell’effettiva distribuzione e raccolta finale.
I criteri di inclusione per gli infermieri sono stati:
- gli intervistati devono essere infermieri che prestano servizio nel pronto soccorso all’interno dei quattro ospedali scelti.
- gli infermieri scelti sono inclusi nello studio sia che abbiano già incontrato un sordo sia che non lo abbiano mai incontrato durante la loro attività lavorativa.
- gli infermieri sono inclusi sia che abbiano una esperienza specifica riguardo le modalità di comunicazione con i sordi, sia che ne siano privi.
Per i sordi invece sono stati:
- gli intervistati devono essere sordi classificati dalla legislatura vigente come “sordomuti”.
- sono inclusi nello studio i sordi che si sono già recati in ospedale anche se non hanno mai effettuato accessi in pronto soccorso.
- sono inclusi i sordi con età compresa tra 16 e 80 anni.
- sono inclusi sordi con ogni tipo di sordità e che utilizzano qualunque tipologia di comunicazione.
- sono inclusi i sordi indistintamente da sesso, livello culturale e religione.
Tutti i questionari sono stati distribuiti in modalità random.
Le due tipologie di questionario sono state distribuite anche presso l’ospedale Bassini di Milano, che da ottobre 2003 ha introdotto il servizio di interpretariato per sordi. Non si è voluto fare alcun confronto con la realtà torinese in quanto il campione milanese è numericamente ridotto ed è stato attivato da meno di un anno. Tuttavia era importante iniziare a valutarne i profitti.
RISULTATI
I risultati ottenuti dall’analisi dei dati fanno emergere la presenza di difficoltà comunicative. Le stesse sono percepite sia dagli infermieri (che riportano un senso di disagio) sia dai sordi (che ammettono di avere difficoltà a comprendere ciò che il personale sanitario esprime).
Un altro dato rilevante è stato quello inerente la maggior parte dei sanitari che, all’impatto con la persona sorda, comunica rallentando il ritmo del dialogo, cercando di far leggere le labbra e gesticolando. Purtroppo questi sistemi di comunicazione, in realtà, non sono idonei poiché la lettura labiale è efficace solo per il 26-40% delle parole.
Successivamente se i sanitari notano che questi metodi non sono sufficienti utilizzano carta e penna, così come si rileva anche dalla letteratura americana.
Record
1
di
4
su
4