Navigatore Files

Ricerca libera

Cerca in:
Nome file
Commento
Parole Chiave



 Tutti i documenti->Consultazione tesi->Comunicazione-Relazione->2003-2004->
Titolo Autore Dettagli Dimensione
Un questionario sulla qualità dell’assistenza fornita dal centro di Diabetologia pediatrica;
BESSONE Elisa_slides.pdf
BESSONE Elisa_tesi.pdf
Un questionario sul percepito che il giovane ha del suo diabete, composto da: 11 domande estratte dal Diabetes Quality Life questionarie (DQoL) + 1 domanda sulla comunicazione/segretezza della malattia. More Info 8378 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
Comunicazione/Relazione
Università:
Univesrità degli Studi di Torino
Relatore:
Carità Prof.ssa Patrizia
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:

Abstract:
In questa tesi ho voluto affrontare la patologia diabetica in età pediatrica ed adolescenziale. Ed in modo specifico, ho analizzato alcune problematiche gestuali e relazionali ritrovabili nei giovani con malattia cronica.
Nella fasi d’analisi gli strumenti utilizzati sono:

La comunicazione con la persona sordomuta nel servizio d'emergenza: difficoltà e possibili strategie di supporto
DE GREGORIO Sabrina_slides.zip
DE GREGORIO Sabrina_tesi.zip
DE GREGORIO Sabrina More Info 5199 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
Comunicazione/Relazione
Università:
Università degli Studi di Torino - Polo didattico San Luigi Gonzaga - Orbassano
Relatore:
Serra Ignazio
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:

Abstract:
Le persone sorde classificate come sordomute in Italia sono circa 92.000, mentre in Piemonte sono circa 4.000.
Si è condotto uno studio per approfondire la conoscenza della sordità e contestualizzarlo in ambito ospedaliero. In particolare si è scelto il pronto soccorso in quanto il problema comunicativo tra sordi ed udenti diventa imponente quando è necessario comunicare per ottenere delle informazioni precise sullo stato di salute della persona da assistere.
OBIETTIVI
La ricerca ha come obiettivi principali la verifica dell’esistenza reale delle difficoltà di comunicazione tra pazienti sordi ed infermieri udenti e in caso positivo quali sono i metodi di comunicazione utilizzati e quali i sordi vorrebbero si utilizzassero.

MATERIALI E METODI
Per raggiungere gli obiettivi prefissati è stata effettuata una ricerca tramite questionario.
Si sono intervistati due gruppi di popolazione: gli infermieri che lavorano presso il pronto soccorso e i sordi.
Per quanto riguarda gli infermieri la scelta si è orientata su quelli che lavorano negli ospedali Molinette, Maria Vittoria, CTO piccoli traumi e San Luigi. I sordi invece sono stati scelti tra quelli che erano presenti agli incontri facoltativi nella sede ENS (Ente Nazionale Sordomuti).
Il questionario destinato agli infermieri è stato testato su un gruppo di 10 appartenenti alle Molinette prima della distribuzione.
Per il questionario destinato ai sordi sono state necessarie due versioni di testing prima dell’effettiva distribuzione e raccolta finale.
I criteri di inclusione per gli infermieri sono stati:
- gli intervistati devono essere infermieri che prestano servizio nel pronto soccorso all’interno dei quattro ospedali scelti.
- gli infermieri scelti sono inclusi nello studio sia che abbiano già incontrato un sordo sia che non lo abbiano mai incontrato durante la loro attività lavorativa.
- gli infermieri sono inclusi sia che abbiano una esperienza specifica riguardo le modalità di comunicazione con i sordi, sia che ne siano privi.
Per i sordi invece sono stati:
- gli intervistati devono essere sordi classificati dalla legislatura vigente come “sordomuti”.
- sono inclusi nello studio i sordi che si sono già recati in ospedale anche se non hanno mai effettuato accessi in pronto soccorso.
- sono inclusi i sordi con età compresa tra 16 e 80 anni.
- sono inclusi sordi con ogni tipo di sordità e che utilizzano qualunque tipologia di comunicazione.
- sono inclusi i sordi indistintamente da sesso, livello culturale e religione.
Tutti i questionari sono stati distribuiti in modalità random.
Le due tipologie di questionario sono state distribuite anche presso l’ospedale Bassini di Milano, che da ottobre 2003 ha introdotto il servizio di interpretariato per sordi. Non si è voluto fare alcun confronto con la realtà torinese in quanto il campione milanese è numericamente ridotto ed è stato attivato da meno di un anno. Tuttavia era importante iniziare a valutarne i profitti.

RISULTATI
I risultati ottenuti dall’analisi dei dati fanno emergere la presenza di difficoltà comunicative. Le stesse sono percepite sia dagli infermieri (che riportano un senso di disagio) sia dai sordi (che ammettono di avere difficoltà a comprendere ciò che il personale sanitario esprime).
Un altro dato rilevante è stato quello inerente la maggior parte dei sanitari che, all’impatto con la persona sorda, comunica rallentando il ritmo del dialogo, cercando di far leggere le labbra e gesticolando. Purtroppo questi sistemi di comunicazione, in realtà, non sono idonei poiché la lettura labiale è efficace solo per il 26-40% delle parole.
Successivamente se i sanitari notano che questi metodi non sono sufficienti utilizzano carta e penna, così come si rileva anche dalla letteratura americana.


L'anziano in dimissione: osservazione sull'educazione della terapia farmacologica
MOSSO Marco_slides.wri
MOSSO Marco_tesi.wri
MOSSO Marco More Info 0 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
Comunicazione/Relazione
Università:
Università Gemelli - Sede Torino
Relatore:
Raiteri Prof.ssa Patrizia
co-Relatore:
Derossi Prof.ssa Anna Maria
Sede Lavorativa dell'Autore:
Re.S.A. Asl 3 - Presidio Birago di Visce - U.O. Geratria
Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
marcoip1@virgilio.it
Abstract:
Gli anziani rappresentano la fascia di popolazione che maggiormente ricorre all’uso dei farmaci, a causa della pluripatologia cronica che li affligge. In particolare, si registra un impiego scorretto degli stessi, con conseguenze che possono determinarne l’ospedalizzazione. A questo tema è sensibile il Ministero della Salute, che, nella campagna sul benessere degli anziani del 2004, ha sottolineato l’importanza dell’educazione ai farmaci, invitando gli operatori sanitari a stringere con l’utenza e la sua famiglia un’alleanza terapeutica.
Lo studio, dopo aver indagato sui lavori esistenti in letteratura, si propone di osservare quali informazioni sulla terapia, fornite dall’èquipe sanitaria in fase di dimissione, vengono recepite dal paziente e/o dal caregiver. Ci si è soffermati inoltre sulla partecipazione degli infermieri al processo di apprendimento e il gradimento degli utenti sull’istruzione ricevuta. A tale scopo si è adottato lo strumento dell’intervista guidata, raccolta su un campione di 28 persone, presso un reparto ospedaliero di geriatria.
Dall’analisi emerge che le informazioni recepite dal discente risultano inferiori a quelle necessarie, rispetto alle linee guida ministeriali; la soddisfazione sulla metodologia educativa è del 29%. Significativa risulta la ridotta partecipazione degli infermieri all’addestramento.
Pur riconoscendo la limitatezza del campione, si evidenzia il problema di una comunicazione terapeutica incapace di essere recepita a fondo dal discente, al quale l’infermiere deve sensibilizzarsi ed essere sensibilizzato, se vuole attendere alla sua funzione educativa, descritta nel profilo professionale.


L'ascolto del paziente psicotico come mezzo di comunicazione e strumento di assistenza.
RIDOLFO Mara_slides.ppt
RIDOLFO Mara_tesi.doc
RIDOLFO Mara More Info 432 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
Comunicazione/Relazione
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Fascio Valter
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
marhum80@yahoo.it
Abstract:
ABSTRACT

TITOLO
L’ascolto del paziente psicotico come mezzo di comunicazione e strumento di assistenza.

OBIETTIVO
Verificare se momenti di ascolto attivo infermieristici possano migliorare il livello di soddisfazione dei pazienti psicotici nei confronti del servizio di salute mentale.

INTRODUZIONE
L’ascolto richiede che ci stacchiamo dai nostri interessi e dai nostri schemi di pensiero e di vita, per introdurci gradatamente e con rispetto nel mondo dell’interlocutore. Si tratta di una attività che coinvolge la persona nella sua totalità: il pensiero, l’affettività, la posizione del corpo, l’espressione del volto, l’atteggiamento esterno, il contatto con lo sguardo…Chi ascolta una persona in modo profondo offre una presenza eloquente e stimolante.

In questa tesi si è voluto dare ampio spazio alle teorie legate all’ascolto e sottolineare l’importanza che questo riveste nell’attività dell’infermiere, non solo come strumento di assistenza, ma anche come dovere etico nei confronti della persona assistita.

MATERIALI E METODI
La sperimentazione è stata condotta nel CSM di Avigliana in Valle di Susa, della durata complessiva di tre mesi.
Prima di partire con i momenti di ascolto si è somministrato il GSQ-10 (General Satisfaction Questionnaire – Huxley e Mohamad, 1991), questionario che avrebbe permesso di verificare il livello di soddisfazione dei pazienti a inizio sperimentazione.
Dopodichè, si sono organizzati i momenti di ascolto che si sono poi esplicitati in sedute, visite e colloqui sia domiciliari che ambulatoriali e nell’accompagnamento ad alcune attività proposte dai pazienti. A fine sperimentazione si è nuovamente somministrato il GSQ-10 per verificare se c’era stato un aumento del livello di soddisfazione dei pazienti.

RISULTATI
Dalla lettura dei risultati è emerso che grazie ai momenti di ascolto, il livello di soddisfazione dei pazienti nei confronti del servizio è aumentato in modo significativo, e questo ci lascia intuire come l’ascolto possa essere considerato un importante strumento di assistenza di cui l’infermiere dispone.


QUANDO LA PAROLA DIVENTA ASCOLTO: il contributo dell'infermiere nell'aiutare la persona malata ad esplorare i propri sentimenti in seguito alla comunicazione di una "cattiva notizia"
SICILIANO Manuela_slides.ppt
SICILIANO Manuela_tesi.doc
SICILIANO Manuela More Info 850 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
Comunicazione/Relazione
Università:
Università degli Studi di Torino - Polo San Luigi Gonzaga - Orbassano
Relatore:
Pellegrini Walter
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
manuela.siciliano@libero.it
Abstract:
Che cosa significa per ognuno di noi la possibilità di ricevere una diagnosi oncologica?
Comunicare e ricevere “cattive notizie”, soprattutto in ambito oncologico, non è un’esperienza piacevole, anzi è difficile per colui che si rende portavoce della comunicazione trovare il modo più adeguato e oltre che stressante, anche distruttiva per colui che la apprende.
Improvvisamente la vita della persona viene sconvolta ed il soggetto si trova in uno stato di confusione, di incomprensione e di non accettazione della sua attuale condizione. Da qui nasce l’importanza di avere dei professionisti, nell’attività sanitaria, in grado di far fronte a questa situazione disagevole e traumatizzante per chi la vive. Una figura, come è quella dell’infermiere, che sostenga l’individuo nei momenti di crisi, che lo aiuti ad esplorare i propri sentimenti ed emozioni e a fargli comprendere la sua reale condizione cosicché, assieme, possano trovare la strategia migliore di adattamento e lo stimolo più opportuno a lui per reagire all’evento che lo ha colpito, è sicuramente essenziale al paziente stesso durante il suo percorso diagnostico-terapeutico.
Allo stesso tempo, però, essendo anche gli operatori sanitari “esseri umani”, è interessante investigare ciò che la persona malata suscita in ognuno e come questi reagiscano sia nei confronti del “malato” che dei loro colleghi di lavoro e con se stessi.
METODI
Per comprendere i concetti espressi in precedenza è stato condotto uno studio direttamente con i pazienti e gli infermieri.
Per raccogliere le informazioni utili ad affrontare la ricerca sono state costruite due griglie di sedici domande rispettivamente utilizzate per l’intervista audio-registrata alle persone malate e per il focus group, anch’esso audio-registrato, agli infermieri.
In entrambi i casi le domande non sono state consegnate ai diretti interessati, ma sono di riferimento sia per colui che intervista sia per il counselor ed il suo assistente, che registra e prende appunti.
Una volta ricavati i dati sono stati analizzati secondo la teoria di Peplau e l’approccio transazionale, approfondendo, inoltre, i temi più sentiti da entrambe le parti coinvolte.
RISULTATI
All’intervista è stato sottoposto un campione di quindici pazienti, mentre sono stati organizzati tre focus group rispettivamente nelle sedi che hanno accettato di partecipare alla ricerca.
In tutte e due le situazioni sono emersi alcuni argomenti interessanti da discutere e precisamente è venuto alla luce l’importanza di ricevere la notizia in un luogo tranquillo, privo di alcuna distrazione e, per colui che comunica, utilizzare le modalità più adeguate al soggetto ricevente come la disponibilità a ripete o a chiarire eventuali dubbi, parlare in modo semplice e chiaro senza termini tecnici.
Si è, quindi, notato che così facendo la tensione e la carica di ansia, paura e stress legate alla situazione si attenuano abbastanza. Si è, inoltre, presa coscienza che ancora l’infermiere, almeno nelle realtà considerate per la ricerca, non è coinvolto al momento della comunicazione ed invece in letteratura, così come espresso dai pazienti, se ne delinea proprio l’essenzialità della sua partecipazione proprio per essere un “cuscino” che attutisce l’evento traumatico. Pertanto, dopo questo sconvolgente cambiamento nella vita della persona, l’intervento infermieristico nell’aiutare il soggetto ad esplorare e far emergere le proprie emozioni o paure; a raggiungere gli obiettivi prefissati durante il cammino terapeutico e a recuperare le forze fisiche e psicologiche per lottare, da una parte e il sostegno dei familiari, punto di riferimento per il loro caro e per l’equipe infermieristica, dall’altra sono i due capi saldi di un pronto recupero da parte del paziente.
Nella quotidianità, per

L’infermiere “TraPianto” e Sorriso…
TRITTA Cristina_slides.ppt
TRITTA Cristina_tesi.doc
TRITTA Cristina More Info 1949 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
Comunicazione/Relazione
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Fascio Valter
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
trittacristina@aliceposta.it
Abstract:
ABSTRACT
Obiettivo: sviluppare una tesi sull’efficacia della “distrazione” come terapia per elevare il tono dell’umore e combattere l’ansia e la noia. E’ possibile utilizzare attività ludiche come mezzo di distrazione per migliorare la qualità di vita del paziente riospedalizzato?
Metodi e Strumenti: somministrati due questionari per gruppo, al primo e all’ultimo incontro con ciancun soggetto. Sia il gruppo in studio che quello di controllo sono composti da 5 pazienti omogenei, arruolati nello studio con modalità random. I criteri di inclusione sono età, sesso, trapianto di fegato con successiva complicanza di stenosi biliare e necessità di reintervento per risolvere la complicanza che richieda un ricovero preoperatorio minimo di tre giorni. Il gruppo dei pazienti trattati partecipa ad attività ludiche. Il gruppo di controllo non effettua alcun intrattenimento.
Risultati: sperimentazione di circa dieci settimane. Tutti i soggetti trattati sono di sesso maschile, l’età media è di 45 anni per il gruppo trattati e 46 anni per il gruppo controllo. La durata media degli incontri prericovero è di tre giorni. Vi sono differenze di risultato tra i due gruppi. A fine studio, il 20% dei trattati ha migliorato il tono dell’umore, mentre nel gruppo dei controlli vi è stato un peggioramento del 20%.
Il tono dell’umore è stato valutato utilizzando la scala di sollievo. A inizio studio il 60% dei soggetti trattati ha indicato la figura “più triste”, mentre i controlli (40%) hanno indicato la figura “abbastanza felice”. A conclusione dello studio, il gruppo trattati (80%) ha migliorato il proprio umore di due posizioni nella scala di sollievo, mentre i controlli (40%) l’hanno peggiorata di due posizioni.
Conclusioni: un’adeguata terapia psicosomatica migliora la qualità di vita della persona ricoverata in ospedale. Può, quindi, essere utile inserire nel piano terapeutico di ciascun paziente una terapia occupazionale della mente tra le terapie tradizionali per il corpo.


Record 1 di 12 su 12