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 Tutti i documenti->Consultazione tesi->altro->2002-2003->
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Gli aspetti psicosociali nella fibrosi cistica
BLANC Emanuela_slides.ppt
BLANC Emanuela_tesi.doc
BLANC Emanuela More Info 674 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Master
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino - Polo Didattico Sal Luigi di Orbassano (TO)
Relatore:
Ostacoli Dott. Luca
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:
011/9540497
Email dell'Autore:
emy_manu_79@yahoo.it
Abstract:
La fibrosi cistica (FC) è una malattia genetica recessiva che colpisce ogni anno in Italia 1 su 4400 nati vivi. E’ una patologia multisistemica che può coinvolgere diversi organi e apparati, è cronica ed evolutiva. La evoluzione delle conoscenze scientifiche hanno consentito a un netto aumento della sopravvivenza media che è passato dai cinque anni degli anni ’60 agli oltre trenta degli anni ’90. Non è quindi più possibile considerare la FC di esclusiva pertinenza pediatrica ma andrà intesa come malattia cronica a carattere evolutivo dalle complesse implicazioni anche in ambito adolescenziale e adulto. E’ evidente quindi che col prolungarsi della sopravvivenza emergono problematiche diverse che esulano dalle attività tipicamente pediatriche per sconfinare in campo sessuologico e nel mondo del lavoro. Vivere con una malattia cronica come la FC ha un forte impatto emotivo sulla vita del paziente e su quella dei familiari. Soprattutto durante l’adolescenza, a cui si sommano i problemi legati a questa età, il paziente con FC si sente “diverso” rispetto ai propri compagni, percepisce di avere un corpo malato e spesso tende a negare le proprie cure. Un altro aspetto importante emerso dalla tesi, riguarda il passaggio dal centro di cura materno-infantile per la FC al centro di cura per adulti con FC. Il passaggio dai due centri avviene intorno al diciottesimo-ventesimo anno di età, si accompagna con un avanzamento della patologia e viene vissuto in modo traumatico da parte del paziente e della famiglia. Passano da un ambiente conosciuto e che per anni li aveva seguiti quasi come una “seconda famiglia” , a un ambiente nuovo che non conoscono e dove il paziente si trova ad essere lui il centro della comunicazione medico-paziente mentre nel centro pediatrico la comunicazione è tra medico-genitore. Il ruolo dell’infermiere è collocato all’interno dell’èquipe e deve saper cogliere i segnali di disagio del paziente, attivare le risorse disponibili per cercare di supportare il paziente in una fase cosi delicata.



Dall'evento ictale alla ripresa funzionale: valutazione di un opuscolo informativo a pazienti colpiti da incidente cerebrale
CAPOZZIELLI Elena Antonella_slides.wri
CAPOZZIELLI Elena Antonella_tesi.doc
CAPOZZIELLI Elena Antonella More Info 451 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Master
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Ragaccio Dott.ssa Angela
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:
ASL 4 - Torino - "Giovanni Bosco" U.O. Neurologia/NCH
Tel. della Sede Lavorativa:
011/2402292
Email dell'Autore:
ecapozzielli@yahoo.it
Abstract:
Questo lavoro si pone come obiettivo la realizzazione e valutazione di un opuscolo informativo da somministrare a pazienti ospedalizzati colpiti da incidente cerebrale.
La sperimentazione è avvenuta nel trimestre maggio – luglio u.s., in un’unità neurologica dell’Azienda sanitaria ospedaliera “S. Giovanni Battista”.
Si è proceduto per fasi, seguendo una sequenza temporale.
Una volta realizzato l’opuscolo informativo, ai 10 soggetti campione si è fatto compilare un questionario, per valutare il loro livello di conoscenza sulla patologia e sui principali fattori di rischio.
Successivamente, si è consegnato l’opuscolo, il quale illustrava le principali regole da seguire per un corretto stile di vita e al fine di abbassare le possibilità di una nuova manifestazione ictale.
Trascorsi un paio di giorni, si è proposto il secondo questionario, utile a valutare l’efficacia dell’opuscolo come strumento conoscitivo dei principali aspetti della malattia.
I risultati ottenuti dimostrano che informazioni ricevute mediante un opuscolo illustrato, colorato e di facile comprensione ha una buona efficacia ed è considerato molto utile dai soggetti affetti da questa patologia.
Una buona informazione rappresenta un momento importante del processo di educazione terapeutica e allo stesso tempo motiva il soggetto e i suoi familiari ad una correzione dello stile di vita, all’acquisizione di conoscenze e capacità utili ad un’adeguata gestione della malattia, che potranno favorire il massimo recupero funzionale possibile.


Infermiere: professione in crisi? Infermieri stranieri in Italia
DE PACE Simonetta_slides.wri
DE PACE Simonetta_tesi.wri
DE PACE Simonetta More Info 0 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università del Sacro Cuore - Sede Cottolengo - Torino
Relatore:
Morchio Maria Grazia
co-Relatore:
Toccafondi Simona
Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:
011/8199211
Email dell'Autore:

Abstract:
Oggetto: l’argomento che si affronta in questa tesi riguarda l’immigrazione e l’integrazione sociale degli infermieri stranieri. La carenza di personale infermieristico, che ormai caratterizza la sanità italiana, attira infatti, sempre più spesso, infermieri provenienti da Paesi extracomunitari, che dopo un lungo iter per il riconoscimento dei titoli di studio, vengono assunti dalle nostre strutture.
Materiali e metodi: per sviluppare l’argomento, è stato necessario fare un accenno alla storia delle migrazioni che da sempre accompagnano la vita degli uomini. In seguito, attraverso interviste ad informatori privilegiati ed un’accurata ricerca bibliografica, si sono presentate le cause e gli effetti della carenza di infermieri, entrando nel merito della realtà degli infermieri stranieri in Italia, con particolare riferimento alla situazione torinese. Il tema dell’integrazione sociale dell’infermiere straniero è stato trattato alla luce della letteratura specifica e di un’esperienza

Assistenza infermieristica al bambino con atresia delle vie biliari
DI CARLO Silvia_slides.ppt
DI CARLO Silvia_tesi.doc
DI CARLO Silvia More Info 580 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Silvestro Prof.ssa Leandra
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:
OIRM - Divezzi I - II - Torino
Tel. della Sede Lavorativa:
011/3135225
Email dell'Autore:
toneup@libero.it
Abstract:
Nei neonati e nei bambini, molte delle affezioni che affliggono il fegato e i dotti biliari, come le cisti e le atresie delle vie biliari e le fibrosi epatiche, rappresentano veri e propri difetti di nascita.
Altre affezioni sono causate dall’immaturità della struttura e della funzionalità epatica e biliare che influenzano il modo di reazione contro virus e batteri. La conoscenza degli eventi biochimici e molecolari che colpiscono il fegato e le vie biliari e il loro sviluppo, è critico per capire come l’avanzare dei difetti possano manifestarsi; è difficile capire come i bambini siano predisposti a certi tipi di infezioni.
Il danno al fegato e alle vie biliari durante periodi critici di sviluppo, possono colpire duramente la loro crescita e la loro capacità di compiere le funzioni vitali.
E’ importante intervenire in modo tempestivo per garantire una migliore qualità di vita futura.


L'educazione alla persona con insufficienza renale cronica nella fase pre-dialitica, come mezzo per promuovere la partecipazione attiva nella cura e nella scelta del trattamento.
DI DIO Elisa_slides.wri
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DI DIO Elisa More Info 508 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Valerin Francesco
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:
ASO San Luigi di Orbassano (TO) - Malattie Apparato Respiratorio Sez. 15 B
Tel. della Sede Lavorativa:
011/9026246
Email dell'Autore:
cdckabete@libero.it
Abstract:
La scelta di produrre un elaborato che tratta la fase educativa in pre- dialisi, nasce dal desiderio di approfondire un aspetto dell’attività infermieristica in cui si stanno verificando numerosi cambiamenti legati sia allo sviluppo delle conoscenze tecnico- scientifiche, che alle modificazioni dei riferimenti giuridici e deontologici della professione.
Ho prodotto questo elaborato per verificare l’ ipotesi secondo la quale una persona che nella fase predialitica riceve tutte le informazioni di cui necessita, e viene coinvolto attivamente nella scelta della modalità di trattamento più idonea, vive la malattia in modo più consapevole.
Dopo numerose ricerche bibliografiche, ho trovato un questionario l’SF36, utilizzato in precedenti indagini, che indaga sulla qualità di vita del paziente nella fase terminale della malattia renale e sull’importanza dell’educazione in questa fase.


Le infezioni correlate a catetere venoso centrale a breve termine. Ruolo dell'infermiere nella gestione delle problematiche cliniche, assistenziali ed economiche.
MARCHETTI Lara_slides.ppt
MARCHETTI Lara_tesi.doc
MARCHETTI Lara More Info 398 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Cotogni Dott. Paolo
co-Relatore:
Morano Silvia AFD
Sede Lavorativa dell'Autore:
ASO San Giovanni Battista di Torino - Gastroepatologia Rizzetto
Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
malacam@libero.it
Abstract:
IPOTESI: Si ipotizza che l´adozione delle linee-guida redatte dal Center for disease control (CDC) di Atlanta (2002) riguardanti la gestione dei cateteri venosi centrali (CVC) determini una riduzione dell´incidenza delle infezioni CVC-correlate.

OBIETTIVO: Verificare che l´applicazione rigorosa delle linee-guida del CDC di Atlanta da parte di tutto il personale sanitario di una Unità Operativa Ospedaliera riduce l´incidenza delle infezioni associate a CVC a breve termine.

DISEGNO: Studio clinico prospettico osservazionale condotto in una Unità Operativa di Gastroepatologia nell´Ospedale San Giovanni Battista di Torino nel periodo compreso tra il 1/5 e il 31/8 2003 per un totale di 123 giorni.

PAZIENTI: Sono stati inclusi tutti i pazienti ricoverati nell´Unità Operativa di Gastroepatologia, che possedevano un CVC a breve termine. I pazienti sottoposti a tale procedura sono stati 36. I giorni- catetere monitorizzati durante lo studio sono stati in totale 928.

MATERIALI E METODI: Quotidianamente veniva misurata la temperatura corporea di ogni paziente portatore di CVC a breve termine, se la temperatura corporea era superiore a 38°C veniva eseguita l´emocoltura. Inoltre veniva controllato il punto di inserzione del catetere, se era necessario veniva eseguita la medicazione. Tutti questi dati venivano riportati su di una scheda. Infine quando il paziente terminava la terapia endovenosa o quando esistevano segni clinici di infezione, su indicazione medica, l´infermiere rimuoveva il CVC ed eseguiva il colturale sulla punta.

RISULTATI: Dagli esami del colturale sulla punta del catetere, si è potuto osservare che il 61% dei pazienti sono risultati contaminati, 28% negativi e 11% infetti (CRSBI); 24 CVC sono stati inseriti in Gastroepatologia e 12 in altre Unità Operative; dei 36 cateteri inseriti 9 erano monolume, 25 bilume e 2 trilume.

DISCUSSIONE: Il tasso di infezione presente nel mio studio è stato di 4,4/1000 giorni catetere, mentre in quello del NNISS è stato di 5,9/1000 giorni catetere. Le Unità Operative sede dell´inserimento del CVC hanno influenzato la nascita di CRBSI, poiché tra quelle inserite in Gastroepatologia se ne verificata una sola, mentre le altre 3 si sono verificate nelle altre Unità Operative. Inoltre anche il numero dei lumi ha influenzato lo sviluppo di CRBSI infatti nei pazienti portatori di monolume non si è verificata nessuna infezione, mentre le 4 CRBSI si sono sviluppate 3 nei bilume e 1 nel tritume.

CONCLUSIONE: L´adozione delle linee-guida del CDC di Atlanta ha determinato un´incidenza di CRBSI non differente dal dato riportato dal NNISS. Inoltre si conferma quanto presente in letteratura, cioè un numero maggiore di lumi aumenta l´incidenza delle infezioni.


L'infermiere di Medicina Trasfusionale: esigenze di formazione specifica"
SAROTTO Cristian_slides.ppt
SAROTTO Cristian_tesi.doc
SAROTTO Cristian More Info 373 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università Cattolica del Sacro Cuore - Sede Cottolengo - Torino
Relatore:
Sanna Prof.ssa Antonia
co-Relatore:
Salomone Prof. Attilio
Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:

Abstract:
Oggetto della mia tesi è l’approfondimento delle conoscenze e competenze che l’infermiere deve possedere per esercitare, in maniera qualitativamente appropriata, la sua professionalità in un servizio di Medicina Trasfusionale, con particolare riferimento alla PBSC (Peripheral Blood Stem Cell - Raccolta di cellule staminali da sangue periferico).
Sono partito dalla individuazione delle conoscenze ritenute pre-requisito fondamentale per il corretto svolgimento delle funzioni previste dal profilo professionale: ho riportato le principali conoscenze di Medicina Trasfusionale inerenti la cellula staminale e ho analizzato le principali patologie suscettibili di trattamento con PBSC.
Successivamente ho posto l’attenzione sulle competenze infermieristiche specifiche nel settore tecnico, relazionale e educativo.
Infine ho analizzato lo scarto tra l’attuale formazione di base e la formazione specifica necessaria a garantire un’assistenza infermieristica di qualità all’interno di un servizio d

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