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Tutti i documenti->Consultazione tesi->altro->2003-2004->
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Educazione alla gestione della terapia anticoagulante orale: protocolli a confronto
CHAVEZ GARCIA David_slides.ppt
CHAVEZ GARCIA David_tesi.doc
CHAVEZ GARCIA David
3514 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Ragaccio Dott.ssa Angela
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
chavezgarciadavid@
Abstract:
L’obiettivo di questo lavoro è di analizzare, confrontare diversi protocolli, che vengono utilizzati in diversi servizi ospedalieri e non, per poter individuare i temi principalmente trattati in riferimento alla Terapia Anticoagulante Orale.
Durante l’esperienza di tirocinio, ho potuto notare un grande numero di pazienti disorientati e poco educati alla gestione della terapia, inconsapevoli dei rischi che comporta una gestione non corretta.
I risultati ottenuti rivelano che i temi sempre presenti per una corretta informazione al paziente nella gestione della TAO sono: il follow-up e le abitudini di vita .
Attualmente, esiste ancora una certa controversia sul metodo ideale di gestione della TAO: sicuramente però, la trasmissione di contenuti chiari, scientificamente corretti da parte dell’infermiere risulta essere fondamentale nel migliorare l’aderenza alle prescrizioni da parte del paziente e, conseguentemente, elemento fondamentale per garantirgli una migliore qualità di vita.
La professione infermieristica, la sua storia, la sua evoluzione. L'esperienza attuale nel dipartimento delle dipendenze patologiche.
CUZZI Francesca_slides.ppt
CUZZI Francesca_tesi.doc
CUZZI Francesca
323 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
niversità degli Studi di Torino - Polo Orbassano (TO)
Relatore:
Pellegrini Walter
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
francesca cuzzi@libero.it
Abstract:
L’infermiere si identifica come PROFESSIONISTA seguendo i principi della Disciplina Infermieristica in quanto PRATICA, TEORIA,FILOSOFIA ed EPISTEMOLOGIA.
Per poter analizzare il passaggio dal sapere culturale a quello disciplinare ci si avvale dell’opera di Meleis la quale afferma che la Disciplina Infermieristica nel percorso di formazione disciplinare ha attraversato, e sta attraversando, 5 stadi di evoluzione: S. d. Pratica, S.d.Educazione e Amministrazione, S.d.Ricerca, S.d.Teoria e S.d. Filosofia dai quali risulta che alcuni concetti, come confort-salute e benessere, sono stati messi prima in pratica e poi teorizzati.
Ma l’EPISTEMOLOGIA e la DISCIPLINA INFERMIERISTICA che cosa sono?
La prima è la “filosofia della scienza” che si occupa di chiarire le strutture e le tematiche dei saperi scientifici. Oggi è intesa come l’insieme dei presupposti teorici della conoscenza scientifica e filosofica; la seconda è l’insieme delle conoscenze, delle metodologie e degli strumenti dell’infermiere. Il tutto è finalizzato a realizzare l’assistenza infermieristica. Il contenuto e il pensiero delle teorie di H.Peplau, D.Orem e J.Watson si riferiscono all’assistenza infermieristica presente nel Dipartimento delle Dipendenze Patologiche e al delineamento di quella che è la professionalità al suo interno. L’obbiettivo dello studio effettuato è indagare la percezione che le infermiere dell’A.S.L. 5 dei D.D.P. di Rivoli-Collegno-Avigliana hanno della loro professionalità.
Per svolgere questo studio è stato utilizzato un target molto ridotto, 9 infermiere, è stata condotta una intervista, composta da 51 domande aperte suddivise in 8 aree tematiche: la professionalità, la vita personale, il mondo non sanitario, gli utenti, le aspettative, la formazione, l’équipe e gli studenti .
In conclusione possiamo dire che le infermiere intervistate percepiscono su tutti i fronti la loro professionalità, quello che è difficile è farla riconoscere dall’équipe, dal mondo esterno etc., ma nonostante ciò sono consapevoli di possedere un grosso potere infermieristico.
Esse hanno gli strumenti necessari ad analizzare se stesse, il rapporto con gli utenti e con l’èquipe, giungendo così a chiarire la propria collocazione e a lavorare sulla propria professionalità, ma anche di consolidarla e accrescerla. Come mi disse un infermiera del Dipartimento delle Dipendenze “…………………VOLA SOLO CHI OSA FARLO…………..”.
L'infermiere come risorsa nell'abbattimento del tempo di riperfusione miocardica nella Sindrome Coronarica Acuta (progetto organizzativo per un percorso terapeutico, intraospedaliero, nella gestione della S.C.A.)
DAPRILE Anita_slides.ppt
DAPRILE Anita_tesi.wri
D'APRILE Anita
0 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Sheiban Prof.
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
anita270380@yahoo.it
Abstract:
Il tema trattato in questo lavoro riguarda principalmente gli aspetti relativi alla gestione del paziente che presenta una sindrome coronarica acuta (SCA) ad alto rischio gravata da prognosi peggiore. Nella trattazione dei vari aspetti concernenti la SCA si è voluta privilegiare la sequenzialità dei concetti espressi al fine di rendere l’esposizione più chiara. Prima di tutto vengono fornite le nozioni basilari: fisiologia del circolo coronarico, meccanismi di ischemia e classificazione dei vari tipi di sindrome coronarica acuta. Nel terzo capitolo è analizzato più nel dettaglio l’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST. L’angina instabile e l’infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST (definito come infarto non Q) sono gli argomenti descritti nel quarto capitolo, in questa sezione viene messa in evidenza l’importanza della stratificazione del rischio mediante il ricorso alla procedura del “Timi Risk Score”. Successivamente, nel quinto capitolo sono descritti i due principali metodi di riperfusione miocardica: fibrinolisi e angioplastica. All’importanza della riduzione del tempo che intercorre dalla comparsa dei sintomi al momento della riperfusione, è dedicato il sesto capitolo. Infine, nell’ultimo capitolo vengono chiariti i punti chiave del progetto organizzativo che è alla base di questo studio. Si analizzano quindi, gli obiettivi, le finalità, le strategie e i vantaggi che ne deriverebbero dalla sua attuazione.
Alcolismo: il ruolo dell'infermiera nel trattamento e nella riabilitazione
DEPETRIS Sonia_slides.wri
DEPETRIS Sonia_tesi.doc
DEPETRIS Sonia
1333 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi - Torino
Relatore:
Reale Rossana
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
Abstract:
In questo elaborato si vuole cogliere il ruolo specifico dell’infermiera all’interno dei servizi territoriali che si occupano della cura e del recupero del soggetto alcoldipendente. Questo obiettivo viene raggiunto partendo dalla definizione della sostanza alcol, individuando il soggetto con problematiche alcol correlate, analizzando la normativa vigente, concludendo con la definizione del ruolo infermieristico nel trattamento e nella riabilitazione. Nel realizzare questa tesi ho effettuato un periodo di tirocinio presso la Struttura Complessa Dipendenze patologiche di Pinerolo ed ho effettuato delle interviste presso la Struttura Semplice alcologia e taoismo di Chieri.
L’infermiera gioca un ruolo molto importante durante l’accoglienza e nel successivo trattamento e riabilitazione.
Al termine dell’esperienza da me avuta ho elaborato un libretto informativo rivolto al neo utente.
Peer education: metodologia di intervento e costruzione di un progetto di prevenzione ed educazione alla salute
DI GIROLAMO Fabio_slides.ppt
DI GIROLAMO Fabio_tesi.doc
DI GIROLAMO Fabio
200 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Alonzi Dott.ssa Angela
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
fabioulose@yahoo.it
Abstract:
Questa tesi è composta da una parte descrittiva sulla peer education e da una parte progettuale che mira alla lotta contro il fumo, in particolare nei locali interni dell’Istituto Rosmini.
L’educazione tra pari, nella costruzione del progetto, ci è sembrato un metodo appropriato in quanto la comunicazione con un pari o con un coetaneo risulta meno ansiogena, perché in possesso dello stesso patrimonio sia linguistico che valoriale, a livello microculturale e microsociale.
Soprattutto non viene vissuta dai giovani come l’imposizione di un divieto, che ripropone una relazione di tipo paternalistico, ma bensì come un confronto di idee e opinioni differenti.
Inoltre questo metodo educativo consente ai ragazzi di assumersi delle responsabilità in ambito scolastico e di diventare attori primari di un grande processo in promozione del benessere e della salute.
La parte progettuale è stata dedicata alla tematica del fumo, in quanto oggi il fumo di sigaretta è la principale causa di malattia e di morte nella maggior parte dei Paesi Sviluppati, ed è proprio nell’adolescenza che si acquisisce questa cattiva abitudine.
Il raggiungimento del risultato conclusivo del progetto si otterrà con l’individuazione di persone che siano interessate a parteciparvi e soprattutto a condurre e sostenere nel tempo il discorso preventivo sui danni da fumo, attraverso la peer education, cercando i motivi ed eliminandone le cause che portano studenti, impiegati, ecc. a fumare nei bagni dell’Istituto.
Peer education: metodologia d'intervento e costruzione di un progetto di prevenzione ed educazione alla salute
FENU Sara Teresa_slides.ppt
FENU Sara Teresa_tesi.doc
FENU Sara Teresa
177 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Alonzi Dott.ssa Claudia
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
baedicche2000@yahoo.it
Abstract:
Questa tesi è composta da una parte descrittiva sulla peer education e da una parte progettuale che mira alla lotta contro il fumo, in particolare nei locali interni dell’Istituto Rosmini.
L’educazione tra pari, nella costruzione del progetto, ci è sembrato un metodo appropriato in quanto la comunicazione con un pari o con un coetaneo risulta meno ansiogena, perché in possesso dello stesso patrimonio sia linguistico che valoriale, a livello microculturale e microsociale.
Soprattutto non viene vissuta dai giovani come l’imposizione di un divieto, che ripropone una relazione di tipo paternalistico, ma bensì come un confronto di idee e opinioni differenti.
Inoltre questo metodo educativo consente ai ragazzi di assumersi delle responsabilità in ambito scolastico e di diventare attori primari di un grande processo in promozione del benessere e della salute.
La parte progettuale è stata dedicata alla tematica del fumo, in quanto oggi il fumo di sigaretta è la principale causa di malattia e di morte nella maggior parte dei Paesi Sviluppati, ed è proprio nell’adolescenza che si acquisisce questa cattiva abitudine.
Il raggiungimento del risultato conclusivo del progetto si otterrà con l’individuazione di persone che siano interessate a parteciparvi e soprattutto a condurre e sostenere nel tempo il discorso preventivo sui danni da fumo, attraverso la peer education, cercando i motivi ed eliminandone le cause che portano studenti, impiegati, ecc. a fumare nei bagni dell’Istituto.
L'anziano in dimissione: osservazione sull'educazione della terapia farmacologica
MOSSO Marco_slides.wri
MOSSO Marco_tesi.wri
MOSSO Marco
0 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università Gemelli - Sede Torino
Relatore:
Raiteri Prof.ssa Patrizia
co-Relatore:
Derossi Prof.ssa Anna Maria
Sede Lavorativa dell'Autore:
Re.S.A. Asl 3 - Presidio Birago di Visce - U.O. Geratria
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
marcoip1@virgilio.it
Abstract:
Gli anziani rappresentano la fascia di popolazione che maggiormente ricorre all’uso dei farmaci, a causa della pluripatologia cronica che li affligge. In particolare, si registra un impiego scorretto degli stessi, con conseguenze che possono determinarne l’ospedalizzazione. A questo tema è sensibile il Ministero della Salute, che, nella campagna sul benessere degli anziani del 2004, ha sottolineato l’importanza dell’educazione ai farmaci, invitando gli operatori sanitari a stringere con l’utenza e la sua famiglia un’alleanza terapeutica.
Lo studio, dopo aver indagato sui lavori esistenti in letteratura, si propone di osservare quali informazioni sulla terapia, fornite dall’èquipe sanitaria in fase di dimissione, vengono recepite dal paziente e/o dal caregiver. Ci si è soffermati inoltre sulla partecipazione degli infermieri al processo di apprendimento e il gradimento degli utenti sull’istruzione ricevuta. A tale scopo si è adottato lo strumento dell’intervista guidata, raccolta su un campione di 28 persone, presso un reparto ospedaliero di geriatria.
Dall’analisi emerge che le informazioni recepite dal discente risultano inferiori a quelle necessarie, rispetto alle linee guida ministeriali; la soddisfazione sulla metodologia educativa è del 29%. Significativa risulta la ridotta partecipazione degli infermieri all’addestramento.
Pur riconoscendo la limitatezza del campione, si evidenzia il problema di una comunicazione terapeutica incapace di essere recepita a fondo dal discente, al quale l’infermiere deve sensibilizzarsi ed essere sensibilizzato, se vuole attendere alla sua funzione educativa, descritta nel profilo professionale.
Approccio infermieristico nei confronti della persona con problematiche correlate alla depressione post-ictus
OSTELLINO Enrica_slides.ppt
OSTELLINO Enrica_tesi.doc
OSTELLINO Enrica
1433 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro"
Relatore:
Raineri Franco
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Ospedale di Ivrea (TO) - U.O. neurologia
Tel. della Sede Lavorativa:
0125/414297
Email dell'Autore:
Abstract:
L’elaborato ha lo scopo di esplorare le conoscenze degli infermieri nei riguardi dell’approccio alla persona con problematiche correlate alla depressione post-ictus essendo dimostrato che, in tali soggetti, la fase riabilitativa è difficoltosa. La metodica d’assistenza proposta attraverso il metodo NANDA, basata sulla relazione d’aiuto, ha la finalità di incoraggiare gli sforzi, i tentativi di progredire, favorendo l’iniziativa e la libera espressione. La figura dell’infermiere si propone di instaurare un rapporto di tipo orizzontale, da pari a pari, basato sull’aiuto reciproco per raggiungere l’autonomia e l’indipendenza possibile della persona al fine di arrivare ad acquisire un miglioramento nella cura di sé e nelle attività di vita quotidiana, nel rispetto e nella considerazione del suo disagio.
I dati di questo studio osservazionale sono stati ricavati mediante la compilazione di un questionario, rivolto ad una popolazione composta d’infermieri operanti nell’Azienda Sanitaria biellese, che prende in considerazione il processo infermieristico di pianificazione, attuazione e valutazione degli interventi d’assistenza.
In base ai dati ottenuti si può notare che, nel complesso, le diagnosi infermieristiche sono poco utilizzate durante il processo assistenziale e non è data importanza al significato di concetti quali coping e controllo esterno. E’, inoltre, evidenziato che la quasi totalità degli infermieri non ha mai partecipato ad eventi formativi che trattassero, in modo specifico, del problema “depressione post-ictus”.
Nel complesso emerge che, la problematica legata alla depressione post-ictus, è conosciuta in modo incompleto dagli operatori i quali, peraltro, ne riconoscono unanimemente l’importanza. E’ lecito, quindi, pensare e proporre di affrontare questo tema in specifici momenti formativi, in modo da poter adeguatamente prendere in esame la gestione e gli interventi appropriati da mettere in atto nei confronti dei soggetti che manifestano alterazioni dell’umore in seguito ad un evento ictale.
Il bisogno educativo del caregiver nella gestione del paziente oncologico terminale
TRASMUNTI Claudia_slides.ppt
TRASMUNTI Claudia_tesi.doc
TRASMUNTI Claudia
362 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Marchese Rosella
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Area Critica - Ospedale Maggiore di Chieri
Tel. della Sede Lavorativa:
011/94293215
Email dell'Autore:
laclod82@virgilio.it
Abstract:
Vista l’importanza attuale del caregiver si è pensato di condurre questo studio composto principalmente di due parti. La prima è puramente teorica e tende a fare un inquadramento generale sulla figura del caregiver, sul contesto nel quale s’inserisce e sulle modificazioni socio demografiche che hanno portato a considerare il caregiver come una vera e propria risorsa. Nella seconda parte viene invece affrontato il problema dello stress subito dal caregiver nella gestione del suo ruolo. Dopo una revisione della letteratura mirata proprio a documentare il peso che si trova a dover sostenere un caregiver, viene presentato lo studio descrittivo effettuato su un campione di caregivers con lo scopo di valutare quanto si sentano stressati da questo ruolo e quanto si sentano preparati ad affrontarlo. Si è deciso di prendere in esame caregivers di pazienti oncologici terminali visto il forte impatto emotivo e fisico di questa fase della malattia.
Questo compito non spetta solo ai professionisti domiciliari, bensì è auspicabile che questo processo di informazione, educazione e supporto, inizi già dalle strutture ospedaliere in modo che il caregiver non si senta impreparato una volta solo a casa con la persona malata.
L’infermiere “TraPianto” e Sorriso…
TRITTA Cristina_slides.ppt
TRITTA Cristina_tesi.doc
TRITTA Cristina
1949 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Fascio Valter
co-Relatore:
Sede Lavorativa dell'Autore:
Tel. della Sede Lavorativa:
Email dell'Autore:
trittacristina@aliceposta.it
Abstract:
ABSTRACT
Obiettivo: sviluppare una tesi sull’efficacia della “distrazione” come terapia per elevare il tono dell’umore e combattere l’ansia e la noia. E’ possibile utilizzare attività ludiche come mezzo di distrazione per migliorare la qualità di vita del paziente riospedalizzato?
Metodi e Strumenti: somministrati due questionari per gruppo, al primo e all’ultimo incontro con ciancun soggetto. Sia il gruppo in studio che quello di controllo sono composti da 5 pazienti omogenei, arruolati nello studio con modalità random. I criteri di inclusione sono età, sesso, trapianto di fegato con successiva complicanza di stenosi biliare e necessità di reintervento per risolvere la complicanza che richieda un ricovero preoperatorio minimo di tre giorni. Il gruppo dei pazienti trattati partecipa ad attività ludiche. Il gruppo di controllo non effettua alcun intrattenimento.
Risultati: sperimentazione di circa dieci settimane. Tutti i soggetti trattati sono di sesso maschile, l’età media è di 45 anni per il gruppo trattati e 46 anni per il gruppo controllo. La durata media degli incontri prericovero è di tre giorni. Vi sono differenze di risultato tra i due gruppi. A fine studio, il 20% dei trattati ha migliorato il tono dell’umore, mentre nel gruppo dei controlli vi è stato un peggioramento del 20%.
Il tono dell’umore è stato valutato utilizzando la scala di sollievo. A inizio studio il 60% dei soggetti trattati ha indicato la figura “più triste”, mentre i controlli (40%) hanno indicato la figura “abbastanza felice”. A conclusione dello studio, il gruppo trattati (80%) ha migliorato il proprio umore di due posizioni nella scala di sollievo, mentre i controlli (40%) l’hanno peggiorata di due posizioni.
Conclusioni: un’adeguata terapia psicosomatica migliora la qualità di vita della persona ricoverata in ospedale. Può, quindi, essere utile inserire nel piano terapeutico di ciascun paziente una terapia occupazionale della mente tra le terapie tradizionali per il corpo.
Record
1
di
20
su
20