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 Tutti i documenti->Consultazione tesi->altro->2004-2005->
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I bisogni assistenziali e la qualità di vita delle persone con defibrillatore impiantabile: il punto di vista dei pazienti e degli infermieri
BERTEA Chiara_slides.pdf
BERTEA Chiara_tesi.pdf
BERTEA Chiara More Info 748 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino - Sede Orbassano
Relatore:
Vola Letizia
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
berteach@tin.it
Abstract:
La tesi indaga la qualità di vita dei pazienti dopo l'impianto di ICD e l'opinione che ne hanno gli infermieri; inoltre raccoglie le opinioni di infermieri e pazienti rispetto all'efficacia degli interventi educativi e informativi ed alcuni dati sulla formazione degli infermieri. Allo scopo è stato elaborato un questionario ad-hoc; è stato inoltre impiegato il WHOQOL-Breve dell'OMS. Emerge che la paura dello shock, l'ansia rispetto alle attività fisiche che lo potrebbero scatenare e la paura di morire sono i temi dominanti tra le emozioni provate da questi pazienti; molti di loro avvertono disturbi dell'umore. I pazientisembrano dividersi in modo netto in due gruppi di cui uno reagisce in modo positivo ll'impianto e non sperimenta particolari conseguenze mentre l'altro, forse partendo già da una condizione favorevole, subisce un impatto molto forte. Una formazione specifica degli infermieri ed il loro ruolo sembrano ancora da definire.

Il counseling nel paziente affetto da AIDS
DEANGELIS Davide_slides.ppt
DEANGELIS Davide_tesi.doc
DEANGELIS Davide More Info 440 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università Cattoloca "Sacro Cuore"
Relatore:
Cirio Franco
co-Relatore:
Lombardi Ricci Prof.ssa Mariella
Sede Lavorativa dell'Autore:
Reparto Oncologia - Ospedale Gradenigo
Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
jeidea@tin.it
Abstract:
Il contesto ideologico che in questi ultimi anni si sta delineando all’interno del sistema sanitario si profila come il risultato di un lungo processo che ha visto susseguirsi, confrontarsi e contrapporsi diverse teorie di cura. Le più recenti formulazioni teoriche di carattere olistico dell’assistenza infermieristica sembrano confliggere con l’affermazione di modelli di cura paternalistici quando non meramente tecnologici. Elaborazioni e teorizzazioni di processi educativi e terapeutici a favore del paziente e l’eventuale coinvolgimento della sua famiglia, sostenibili e propugnate a livello ideale, faticano a radicarsi e a concretarsi in tale temperie socio-culturale. Metodi e tecniche di consulenza strutturata come il counseling e condivisi come possibili strumenti ausiliari di cura non ricevono adeguato riconoscimento applicativo. I ristretti ambiti in cui questo avviene sono poco noti e pertanto non usufruiscono di quell’osmosi culturale, che ogni settore di ricerca auspica.
Il presente lavoro, dunque, pur nella sua esiguità e nella sua dichiarata ammissione di non esaustività vorrebbe porre alcune riflessioni sull’utilità, l’efficacia e l’eseguibilità del counseling in una specifica, peculiare e quanto mai problematica realtà sanitaria ed esistenziale quale è quella dei malati di AIDS.


La scelta della sede addominale, quale sito elettivo per la somministrazione sottocutanea di eparina in soggetto adulto in ambito chirurgico, è supportata da prove di efficacia?
DI SCANNO Pia_slides.wri
DI SCANNO Pia_tesi.doc
DI SCANNO Pia More Info 73 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università Insubria di Varese
Relatore:

co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
giulia1122@alice.it
Abstract:
La profilassi antitrombotica con eparine somministrate per via sottocutanea si è dimostrata molto efficace ed è pertanto usuale in ambito chirurgico; Il farmaco viene iniettato nel tessuto adiposo sottocutaneo che, essendo scarsamente irrorato, permette un assorbimento lento e costante (Sorrentino,1994). Le case farmaceutiche produttrici indicano come sede esclusiva per l’iniezione sottocutanea, che prevede una angolazione dell’ago di 90°, la cintura addominale anterolaterale o posterolaterale, per l’eparina calcica viene indicata come possibile sede alternativa il gluteo (Farma® annuario 2002).
Il mio quesito è quindi sorto durante il primo tirocinio clinico da me effettuato in ambito chirurgico allorquando vidi che nel reperire le sedi per somministrare eparine per via sottocutanea il personale infermieristico non si limitava alla cintura addominale anterolaterale e posterolaterale come indicato dalle schede tecniche di tali farmaci, ma utilizzava anche tutte le altre sedi


Salute, malattia, morte: un'analisi transculturale
LA TORRE Pasquale_slides.wri
LA TORRE Pasquale_tesi.doc
LA TORRE Pasquale More Info 69 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi D.U.I.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università di Parma
Relatore:
Gardini Prof.ssa Federica
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:
Azienda ospedaliero-universitaria di Parma
Tel. della Sede Lavorativa:
0521/702015
Email dell'Autore:
latorrep@libero.it
Abstract:
In Italia, tra i numerosi fenomeni che interessano il campo sociosanitario, due risultano di particolare importanza: l’invecchiamento della popolazione e l’ inserimento di immigrati provenienti da diverse regioni del mondo.
In Europa, l’Italia e’ al 4° posto come Paese interessato al fenomeno dell’ immigrazione. Gli stranieri con regolare permesso di soggiorno sono circa 1.360.000, che sommati a quelli che in media hanno richiesto il permesso di soggiorno risultano essere 1.600.000 pari al 2,8% della popolazione. Su 10 immigrati 4 sono europei, 3 africani, 2 asiatici e 1 americano.
Il 50% e’ di religione cristiana, il 32,45 mussulmana, il 17,4% altre religioni come l’ induismo, il buddismo, le religioni tradizionali africane e l’ebraismo
Nel nostro Paese, il diritto alla salute, come stabilisce l’ art 32 della Costituzione, e’ garantito a tutti gli individui senza nessuna distinzione.
I legislatori per far fronte alle nuove problematiche di ordine giuridico e amministrativo legate all’ immigrazione, hanno formulato nuovi provvedimenti in linea con il dettato costituzionale.
L’islamismo, l’induismo, il buddismo e l’ebraismo, sono le religioni a cui corrispondono le macroaree geografiche da cui proviene la maggior parte degli immigrati, e che rappresentano la variante culturale presente nella popolazione dei malati ricoverati.
Per ottimizzare l’applicazione del dettato etico, l’infermiere dovra’ approfondire l’impegno verso l’antropologia culturale, le lingue straniere e il nursing transculturale basato sulle teorie di M. Leininger.
Per affrontare adeguatamente la complessa situazione assistenziale, in linea con i bisogni e le scelte del malato, il rispetto dei valori e della dignita’, l’infermiere assume una coscienza professionale sempre piu’ dinamica, capace di far fronte a un’utenza piu’ informata, piu’ attenta e multietnica.
























Il trattamento dietetico nel paziente portatore di ileostomia: studio prospettico
LUCA Marco_slides.ppt
LUCA Marco_tesi.doc
LUCA' Marco More Info 577 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Mussa Prof.ssa Maria Valentina
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:
Dermatologia San Lazzaro di Torino
Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
marcolucas@libero.it
Abstract:
La tesi di laurea è una sintesi intesa a porre in luce l’importanza di un adeguato trattamento dietetico nei pazienti ileostomizzati in modo da non dar luogo ad evidenti sindromi cliniche di carenza. Lo studio di tipo descrittivo, e quanto si propone di dimostrare, ha come obiettivo quello di valutare l’utilità di un trattamento dietetico basato sull’assunzione giornaliera di spremuta d’arancia non filtrata pari a 750ml con l’aggiunta di fibre alimentari pari a 3 misurini da 5gr. ciascuno per complessivi 15gr. sia sull’equilibrio idroelettrolitico che sull’emissione di feci.

Il rapporto con la spiritualità nel malato e nel personale infermieristico come risorsa assistenziale
MANNINO Tiziana_slides.ppt
MANNINO Tiziana_tesi.doc
MANNINO Tiziana More Info 1363 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino - Polo Didattico Orbassano (TO)
Relatore:
Ostacoli Dott. Luca
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:
ASL 2 Torino - Medicina Generale
Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
Tiziana_m82@yahoo.it
Abstract:
PREMESSA
L’aspetto spirituale è come il cerchio che completa l’assistenza, con l’obiettivo di aiutare ad offrire senso e speranza al malato.
Il dolore, la sofferenza, l’impotenza, la vicinanza della morte portano la persona a ricercare un senso in ciò che gli accade, esprimendo bisogni che non sono di natura fisica, psicologica o sociale, bensì di natura spirituale.

SCOPI
Documentare il rapporto nel personale infermieristico sul bisogno spirituale espresso dai pazienti, con lo scopo di: capire il concetto di spiritualità dell’operatore; il significato che viene attribuito alla spiritualità; quanto il bisogno spirituale è importante e quando si manifesta; in che modo possono essere espressi e gli interventi messi in atto per affrontarli; quanto l’assistenza infermieristica si fa carico di tali bisogni, in quale misura viene affrontato all’interno dell’équipe di lavoro e se ci sono figure professionali ritenute più appropriate per l’assistenza spirituale.

MATERIALI E METODI
Allo scopo di esplorare il punto di vista degli operatori è stato somministrato un questionario.
Il questionario è stato elaborato in seguito a dati presenti in letteratura, dalla tesi svolta da una laureanda in infermieristica, dal questionario valutato a livello internazionale (FACIT-Sp) e da esperienze personali. La ricerca è stata svolta all’interno dell’ASO S. Luigi Gonzaga di Orbassano presso le unità operative di: Medicina Interna I; Medicina Interna II; Cardiologia; Chirurgia Toracica; Pneumologia I; Pneumologia IV; Malattie Apparato Respiratorio, con un totale di 102 questionari consegnati ed un ritorno del 74%.

RISULTATI
Dall’analisi di tutte le domande poste nel questionario sono emerse delle divergenze di opinioni.
Il confronto effettuato dimostra che il pensiero di un’assistenza totale, nei reparti “scelti”, è ancora molto lontana dal pensiero degli hospice, dove gli aspetti emotivi, la componente spirituale e i problemi sociali diventano predominanti.
Tuttavia alcuni settori lavorativi si avvicinano molto a questo pensiero, come la Medicina Interna I e la Medicina Interna II, ma ciò non include che la quasi totalità degli infermieri intervistati non si sente in grado di erogare un tipo di assistenza così profonda.
È ritenuto molto importante esprimere la spiritualità per le persone assistite e tra i bisogni spirituali maggiormente manifestati si rivela la necessità di parlare e di sentirsi ascoltato. Questi aspetti vengono riconosciuti dagli operatori i quali attuano comportamenti consoni per permettere all’assistito di soddisfare i suoi bisogni come il prestare ascolto e l’infondere coraggio per dare la possibilità di esprimersi, come anche atteggiamenti di apertura e di rispetto.
Gli infermieri non riconoscono il proprio ruolo come l’interlocutore privilegiato, il referente dell’équipe ma associano il sacerdote e lo psicologo come figure capaci e più adatte all’assistenza spirituale.
In conclusione, facendo riferimento al FACIT-Sp, si può constatare che difficilmente un operatore potrà essere davvero di conforto e di supporto alle persone assistite, se a sua volta non è in rapporto con la propria parte spirituale. Del resto, se non si è consapevoli della propria spiritualità, come si può essere consapevoli della spiritualità degli altri?

CONCLUSIONI
Per accompagnare i pazienti a livello spirituale durante ogni fase della malattia, l’operatore deve essere attento ai propri bisogni, deve cercare di comprendere al meglio ciò che vi è nel profondo di ogni essere, là dove si attinge la forza di vivere, il senso del proprio esistere, la forza di accompagnare coloro che stanno soffrendo.
L’esplorazione della dimensione spirituale apre nuovi orizzonti conoscitivi e consente di comprendere meglio il dolore e la sofferenza, con

Persona con deficit cognitivi-comunicativi: handicap grave e stato vegetativo. Le possibilità di valutazione del dolore.
MUSETTI Mimosa_slides.ppt
MUSETTI Mimosa_tesi.doc
MUSETTI Mimosa More Info 657 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università Sacro Cuore Sede Cottolengo - Torino
Relatore:
Carello Suor Elisabetta
co-Relatore:
Deiana Cecilia
Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
mimosamusetti@libero.it
Abstract:
Oggetto Quali sono le possibilità di valutare il dolore nella persona portatrice di handicap o in stato vegetativo? “Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riuscire ad esprimerlo con le parole”…dove la limitazione è solo nell’espressione di uno stato di malessere e dove, invece, si ha un ottundimento vero e proprio della percezione del dolore? Il grave disturbo cognitivo-comunicativo riguarda non solo chi ne è affetto, ma anche gli operatori che lavorano in favore di tali persone. L’attività di ogni professionista richiede quotidianamente l’utilizzo della comunicazione, ma di fronte a questi pazienti capita di incontrare gravi difficoltà nel mettere in atto le proprie competenze: da ciò deriva un danno per l’assistito e disagio, demotivazione e scarsa soddisfazione nell’operatore. Il grande numero di figure che, a livello professionale e non, sono coinvolte nei percorsi clinico-assistenziali e la presenza di una grande variabilità negli approcci a tali problematiche sono aspetti che rendono necessari approfondimenti, riflessioni e la ricerca di soluzioni operative.

Materiali e metodi Per affrontare tale argomento, ho scelto di:
1. Individuare possibili manifestazioni del dolore non verbali, partendo da letteratura, casi clinici e colloqui con professionisti specializzati in materia.
2. Conoscere le opinioni del personale di varie strutture e dei parenti, tramite un questionario e alcune interviste;
3. Valutare l’applicabilità di alcune scale di valutazione del dolore normalmente usate per pazienti anziani o pediatrici (neonati / bambini non ancora in grado di esprimersi) alle tipologie di pazienti prese in esame;
4. Elaborare una scala per la valutazione del dolore specifica per pazienti con deficit cognitivi-comunicativi, utilizzabile in reparto ed emergenza, in base ai risultati ottenuti ai punti 1, 2, 3.

Risultati I tentativi di applicazione delle scale di valutazione del dolore pediatriche e non, le interviste ai parenti e le ricerche in vari centri per il trattamento di tali patologie hanno fornito un insieme di possibili indicatori comportamentali e biologici, a partire dai quali sono giunta ad un tentativo di elaborazione di una scala di valutazione specifica per questi pazienti. Da tali ricerche è emerso anche che la complessità dell’approccio al problema non consente di utilizzare solo la scala di valutazione, la cui prerogativa non può essere quella di fungere da strumento infallibile ed automatico: si renderà necessario, quindi, associare a tali scale una valutazione clinica dei segni specifici di patologia, la conoscenza del paziente, delle sue caratteristiche, l’esperienza e la competenza dell’operatore.

Conclusioni Fino ad oggi, la quantificazione del dolore nei pazienti con tali problematiche rimane ardua, in parte empirica, non facilmente desumibile e dimostrabile, ma resta comunque il fatto che quando un paziente si trova nell’impossibilità di comunicare con il mondo esterno abbia diritto a ricevere adeguata assistenza, per il raggiungimento della migliore condizione possibile e per l’eliminazione del sintomo dolore. E’ sempre possibile "prendersi cura" di questi malati. Forse si tratta di trovare la cosa giusta da fare per ogni momento, in modo corretto e responsabile, evitando situazioni d’accanimento terapeutico o di trascuratezza assistenziale, grazie anche ad una particolare preparazione tecnico-teorica ed etico-morale del professionista.


Eutanasia: il punto di vista degli infermieri. Sondaggio di opinione svolto all'ASO San Luigi Gonzaga di Orbassano
PASCHETTO Michela_slides.ppt
PASCHETTO Michela_tesi.pdf
PASCHETTO Michela More Info 1430 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino - Sede Orbassano
Relatore:
Maniero Mara
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
micmau@alice.it
Abstract:
Rari sono gli studi pubblicati che vanno a valutare l’opinione degli infermieri relativamente all’eutanasia, e del tutto inesplorato è il panorama infermieristico italiano. Al fine di indagare questo ambito abbiamo sottoposto un questionario a 455 infermieri lavoratori presso l’A.S.O. San Luigi Gonzaga di Orbassano. Lo studio ci mostra un’opinione favorevole alle forme di eutanasia volontaria sia attiva che passiva. Un’opinione contraria va invece alle forme di eutanasia non direttamente decise dal paziente. Il 43% sostiene che la praticherebbe nella legalità e l’8% anche nell’illegalità. In conclusione emerge che gli infermieri si schierano per l’autodeterminazione del paziente (eutanasia volontaria) e contro ogni decisione presa da famiglia o équipe.

L'apprendimento clinico: quale contributo nella guida degli studenti infermieri junior da parte dei senior
RAMELLA VOTTA Luca_slides.pdf
RAMELLA VOTTA Luca_tesi.pps
RAMELLA VOTTA Luca More Info 308 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino - Sede Orbassano
Relatore:
Sampietro Patrizia
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
luca.ramellavotta@poste.it
Abstract:
Nella formazione dell’infermiere il tirocinio clinico ha sempre avuto una grandissima importanza. L’idea di fondo di questo studio è quella di verificare, grazie al supporto dato dalla letteratura, come e quanto lo studente del terzo anno può aiutare la formazione di quello del primo anno durante il primo tirocinio in modo da guidarlo, attraverso il coaching tra pari, a sviluppare un miglior percorso formativo. Gli obiettivi di questo studio erano: documentare il punto di vista dello studente “junior” sull’apprendimento clinico riguardo a significato, criticità e potenzialità; documentare quali metodologie formative, sempre secondo il percepito dello studente “junior”, adottate dallo studente al terzo anno hanno contribuito o meno ad una facilitazione dell’apprendimento; proporre indicazioni operative che facilitino il percorso formativo degli studenti infermieri al loro primo tirocinio nel primo anno di corso attraverso la guida da parte degli studenti senior
Lo studio, sperimentale di tipo fenomenologico, è stato condotto su un campione di 21 studenti del primo anno. I risultati ottenuti dallo studio hanno dimostrato come l’affiancamento da parte di studenti del terzo anno, opportunamente formati, la supervisione del tutor e degli infermieri affiancatori possa migliorare sensibilmente l’apprendimento durante il primo tirocinio del primo anno.


L'assistenza infermieristica in forma di diario: uno strumento per orientare la relazione d'aiuto nella persona assistita
SANGIORGI Linda_slides.ppt
SANGIORGI Linda_tesi.DOC
SANGIORGI Linda More Info 249 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
Gregorino Silvano
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:
Presidio Sanitario Gradenigo - Torino
Tel. della Sede Lavorativa:
011/8151211
Email dell'Autore:
sblindarella@libero.it
Abstract:
L’obiettivo che ci si pone in questa tesi è di valutare quanto uno strumento come il diario possa contribuire all’aumento delle capacità di porsi in una relazione d’aiuto. Quanto, cioè, il recupero dell’esperienza attraverso la narrazione può aiutare un infermiere ad aumentare la propria riflessione e le proprie competenze relazionali.
Il percorso si sviluppa in diverse fasi; la prima si occupa di illustrare le caratteristiche principali che una buona relazione d’aiuto deve possedere e come dev’essere messa in atto. Il percorso della tesi sviluppa, poi, una particolare modalità di rendere evidente la propria esperienza in modo da analizzarla ed acquisire maggior competenza nella relazione d’aiuto: il metodo individuato è l’uso della narrazione in forma di diario.
In seguito il percorso della tesi introduce ed analizza le interazioni tra narrazione e la sua particolare forma di espressione: il diario. Di questo strumento viene fornita una descrizione delle caratteristiche e delle funzioni, viene esaltata la sua importanza e il suo utilizzo per esercitare su sé stessi l’attività di autoanalisi.
Creato un modello, un contesto teorico, una definizione di relazione d’aiuto ed una metodologia di analisi del diario, ho messo in atto un lavoro di ricerca per evidenziare quanto l’analisi del proprio diario possa fare emergere le nostre latenze ed affinare le capacità relazionali.
Nell’ultima parte del lavoro viene illustrato il metodo utilizzato per lo studio che consiste nel fornire ad un gruppo di infermieri un diario. Su di esso potranno annotare gli episodi di relazione che più li hanno colpiti e, successivamente, verranno guidati nella decostruzione dell’evento attraverso delle domande alle quali rispondere in maniera descrittiva. A questo punto vi è la raccolta di tutto il materiale e la riflessione su di esso con lo scopo di capire quanto abbia influito questo lavoro sul piano personale dell’infermiere, quanto abbia ottenuto adesione l’iniziativa e soprattutto se è stata considerata positiva o meno alla luce dell’aumento della riflessione.




L'Infermiere come risorsa nell'assistenza sanitaria di base
SASSO Monia_slides.wri
SASSO Monia_tesi.ppt
SASSO Monia More Info 232 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università degli Studi di Torino
Relatore:
VIVIANI Silvana
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:
Libero Professionista
Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:

Abstract:
Descrizione di come potrebbe essere l'infermiere per rispondere ai bisogni di una societèà che cambia sul piano clinico, epidemiologico, culturale, normativo.

Gioffrè D. Il dolore non necessario. Torino: Edizione Bollati Boringhieri, 2004
SOMA Katia_slides.pdf
SOMA Katia_tesi.pdf
Polignano R. Analisi dei problemi e dei costi nella gestione delle ulcere venose degli arti inferiori, http://www.medforum.it/focus/linfologia/ulcere_venose.asp More Info 289 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi Corso di Perfezionamento
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Corso Regionale "Infermieristica di famiglia"
Relatore:

co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:
Servizio Cure Domiciliari ASL 7 Chivasso (Distretto Volpiano)
Tel. della Sede Lavorativa:
011/9823717
Email dell'Autore:
trilliluna@hotmail.com
Abstract:
Introduzione
Il dolore cronico opprime l’1% della popolazione mondiale (dati OMS), alterandone le capacità fisiche, emotive e lavorative. Le persone maggiormente colpite sono anziane con patologie croniche associate. Il dolore può essere per loro uno dei tanti problemi debilitanti, compromettendone la “QoL”, qualità della vita. Le ulcere degli arti inferiori colpiscono circa l’1% degli adulti ed il 3,6% delle persone con più di 65 anni. I dati di letteratura riportano che il 40-60% degli interventi del Servizio Infermieristico Domiciliare e’ dedicato alla cura delle ulcere; di questi più del 50% LCC degli arti inferiori. Spesso la problematica più difficile da gestire è la sintomatologia algica.

Obiettivi
1) Valutare la correlazione tra dolore e alterazione delle abitudini di vita del paziente nella nostra realtà.
2) Valutare la consapevolezza del paziente relativamente al dolore

Materiali
Somministrazione di un questionario a domande chiuse a pazienti affetti da LCC degli arti inferiori di origine vascolare, seguiti in regime di assistenza domiciliare.
Individuazione dei criteri di inclusione ed esclusione.
Uniformatà della metodica di compilazione attraverso formazione del personale.
Campione: 36 pazienti (23 femmine, 13 maschi), età tra 60 e 97 con una media di 74 anni.
Formulazione di domande che valutassero: presenza e intensità del dolore da LCC o da altra causa, verifica dell’assunzione di terapia analgesica ed eventuale compensazione, alterazione del sonno, alimentazione, deambulazione, attività sociali, ecc.
Per la fase di stesura ed elaborazione dei dati ci si è avvalsi della collaborazione di Società Scientifiche riconosciute e dedicate all’argomento (AIUC).

Risultati
La correlazione tra dolore e LCC di origine vascolare è molto stretta anche nella nostra realtà, così come riportato in letteratura infatti, dei 36 pazienti, ben 27 riferiscono presenza di dolore in sede di lesione.
17 di loro riferiscono presenza di dolore da oltre 6 mesi e 14 denunciano un dolore di intensità compresa tra 6 e 10.
Gli ambiti esplorati sono risultati variamente compromessi e, contrariamente alle aspettative, non sono emersi cambiamenti nella sfera relazionale per 22 pazienti su 27 che hanno spiegato come l’incontro con le persone care rappresenti un momento di conforto e di condivisione della propria sofferenza.
24 pazienti hanno parlato con il Medico del dolore, ma 10 continuano a non assumere terapia analgesica, evidenziando in parte la responsabilità del curante, ma soprattutto la convinzione dei pazienti che il dolore sia un comune compagno di viaggio nella malattia e che i farmaci vanno evitati.

Discussione
Il malato di LCC necessita di personale preparato e sensibilizzato che, oltre a curare una lesione, sappia curare una persona nel suo contesto più globale, in un clima di collaborazione e motivazione professionale. Coinvolgere e sensibilizzare il paziente in un percorso educativo risulta elemento indispensabile per assicurare un intervento mirato e di successo.
Sottostimare e sottovalutare una LCC e il sintomo dolore evidenziano, a nostro avviso, poca professionalità e sensibilità nei confronti della dignità umana.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Competenze infermieristiche nel primo soccorso. Due realtà a confronto: Piemonte (Italia) - Mereu (Kenya)
ZANONE Enrica Maria_slides.wri
ZANONE Enrica Maria_tesi.doc
ZANONE Enrica Maria More Info 3961 kb.
Categoria:
Tesi di laurea / Tesi specialistica
Tipo di Tesi:
Tesi C.d.L.
Aree Specialistiche:
altro
Università:
Università Cattolica del Sacro Cuore Sede Cottolengo - Torino
Relatore:
Bagliani Dott. Carlo
co-Relatore:

Sede Lavorativa dell'Autore:

Tel. della Sede Lavorativa:

Email dell'Autore:
zjobe@libero.it
Abstract:
Oggetto: il Primo Soccorso in un Paese Africano, dove la situazione sociale e sanitaria è ormai diventata insostenibile, come nel Kenya, e nello specifico nella sua regione del Meru, è pressoché di fondamentale conoscenza per tutti gli operatori sanitari che operino in un luogo così avverso per la salvaguardia della vita umana. Il confronto descritto è diretto tra due ruoli infermieristici molto diversi, ma con gli stessi principi etici - deontologici che guidano le attività anche in situazioni molto critiche, sia a livello medico che a livello umano.

Materiali e Metodi: per la bibliografia sono stati utilizzati principalmente i testi depositati presso il Cottolengo Mission Hospital di Chaaria (Meru), le linee guida in uso all’interno dello stesso ospedale e la produzione documentale presente in web. Fondamentale è stata l’osservazione e lo studio durante tutto il periodo dell’esperienza svolta presso l’ospedale sopra citato.

Risultati: prendendo in considerazione tutti i casi gestiti sia nei tirocini presso i Pronto Soccorsi piemontesi sia quello all’ospedale di Chaaria, ho potuto constatare un notevole divario gestionale dove la figura infermieristica si inserisce diversamente a seconda dei casi. In Piemonte all’infermiere è affidato il delicato compito del Triage e in seguito dell’osservazione psico – fisica del paziente, mentre a Chaaria, per cultura infermieristica diversa e per mancanza di medici, all’infermiere è affidato il compito della sorveglianza e cura del paziente medico, o chirurgico/traumatologico semplice, dall’ammissione alla dimissione dell’ospedale.

Conclusioni: l’infermiere non può tralasciare il ruolo importantissimo che ha verso altre culture; penso che lo scambio culturale e di conoscenze tra entrambe le figure infermieristiche a confronto sia di notevole portata per assicurare ad un paese come il Kenya un’assistenza sanitaria sempre più legittima e all’Italia una sensibilità maggiore verso la persona bisognosa, oscurata talvolta dal nostro stesso ipertecnicismo. Soprattutto nel Primo Soccorso l’infermiere italiano quanto quello keniota dimostra la propria professionalità, dall’attività educativa alla comunicazione, dalla tutela del paziente alla sua dignità, esattamente come declina il Profilo Professionale dell’Infermiere.




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